Perché il vice brigadiere Mario Cerciello Rega è un eroe del nostro tempo

Il vice brigadiere Mario Cerciello Rega era un carabiniere anche quando non indossava la divisa. Se questo giovane del Sud -campano di Somma Vesuviana e tifoso di Lorenzo Insigne, calciatore del Napoli e della Nazionale- contribuiva ogni giorno a garantire la sicurezza dei cittadini a Roma col lavoro nell’Arma, con lo stesso trasporto faceva volontariato nel quartiere fuori dall’orario di servizio. Era solito accompagnare come barelliere i malati a Lourdes e a Loreto. E, con disciplina militare, ogni martedì si presentava alla stazione Termini per dar da mangiare ai bisognosi. Aiutava con discrezione e senza vanto, com’è virtù per coloro che credono in quello che fanno. Eroi non si nasce, ma si diventa. Si diventa dimostrando amore per la vita e per la vita degli altri. E’ una missione senza tempo e senza telecamere.

Ora lo testimonia l’esemplare e triste vicenda del vice brigadiere trentacinquenne e sposato da poco più di un mese. Pianto e rimpianto da tutti per la straordinaria normalità della sua esistenza.

Mario Cerciello Rega è morto perché, in borghese e in piena notte fra giovedì e venerdì -tre del mattino, quartiere Prati-, cercava di porre fine a una grande ingiustizia che si sarebbe rivelata ben piccola: i cento euro in ballo che due ladri ed estorsori pretendevano dalla persona a cui avevano appena scippato un borsello. Era il prezzo delinquenziale stabilito per la restituzione.

Il derubato ha avvisato i carabinieri, che si sono presentati all’incontro per controlli. Uno dei due ladri ha estratto a sorpresa un coltello, pugnalando il vice brigadiere e ferendo anche l’altro carabiniere. Per Mario Cerciello Rega otto coltellate. Fatali quelle all’altezza del cuore e della spalla. Trasportato in ospedale, non è stato possibile rianimarlo.

“Catturare rapidamente i criminali”, chiede il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sottolineando anche il senso di un dolore che, col passare delle ore e l’amara conoscenza dei fatti e della bella persona che era il giovane ucciso, colpisce tutti gli italiani.

Nell’ambito delle prime indagini sono stati fermati due giovani cittadini americani, uno dei quali avrebbe ammesso: “Sono stato io”.

Ma l’inchiesta sul delitto è solo all’inizio.

Ciò che resta, però, già acclarato è che l’Italia ha perso “un ragazzo d’oro”, come lo chiamano e descrivono. Quasi un uomo d’altri tempi, che il nostro tempo, troppo breve, ci ha fatto conoscere.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi