Nuova Zelanda, quando una strage finisce in diretta streaming

Violenza chiama violenza in qualunque parte del mondo. Dalla Nuova Zelanda fa inorridire il crimine perpetrato in due moschee di Christchurch contro 49 inermi cittadini di fede musulmana, uccisi a colpi di mitragliatrice. Autore tale Brenton Tarrant, ventottenne australiano arrestato con altre tre persone. Non prima di aver ripreso lui stesso, in diretta streaming, i diciassette minuti dell’azione terroristica mentre la compiva, rivendicando odio anti-immigrati.

Sulle armi del delitto il fanatico ha voluto imprimere diversi nomi, tra i quali quello di Luca Traini -condannato a 12 anni per aver sparato e ferito sei immigrati a Macerata un anno fa-, e di Sebastiano Venier.

Era il comandante vittorioso della flotta nella battaglia di Lepanto nel 1571 contro l’impero ottomano, doge della Repubblica di Venezia. Anche se il killer australiano indica il suo “vero ispiratore” in Breivik, il terrorista norvegese di estrema destra che nel 2011 ammazzò 77 innocenti a Oslo e sull’isola di Utoya. Un riferimento che la dice lunga sulla follia omicida di quest’uomo radicalizzato nella disumanità, che si appropria indebitamente e in maniera strumentale della storia del passato e di un futuro di guerre sante -si fa per dire-, tra religioni.

“Un segnale di allarme gravissimo”, l’ha definito il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Ricordando che solo con la forza della legge si affronta ogni violenza fondamentalista. “Il terrorismo di matrice islamica che semina lutti in tante parti del mondo -ha sottolineato Mattarella-, si contrasta, com’è stato fatto in Italia in questi anni, e non soltanto nel nostro Paese, con la prevenzione attenta, l’attività delle Forze dell’ordine e della magistratura”.

E’ un monito che suona come un forte invito alla responsabilità rivolto a quanti, in ogni ambito e livello, sono chiamati ad affrontare le grandi preoccupazioni del nostro tempo. Dalla convivenza tra le fedi al fenomeno dell’immigrazione, dal terrorismo internazionale alla fame nel mondo, alle mobilitazioni -come quella, senza confini, di ieri- per salvaguardare il clima e l’ambiente della Terra.

Temi, tutti, bollenti. Ecco perché ogni classe dirigente -e quella nuova europea arriverà col voto di maggio-, deve saperli esaminare in modo lungimirante e rassicurante. Con quel senso istituzionale richiamato dal Quirinale e necessario per arginare e spegnere in tempo l’incendio in cui vorrebbero, invece, gettarci i terroristi in diretta streaming.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi