Il suo nome è May, Theresa May. La seconda donna che guiderà il Regno Unito dopo gli undici anni di Margaret Thatcher dal 1979 al 1990, ha almeno due cose in comune con la lady di ferro, a cui già la paragonano: il Partito conservatore, del quale è nuova leader e perciò candidata a sostituire il primo ministro dimissionario, David Cameron, da domani. E poi il piglio della persona con idee chiare e senza il timore di esporle. L’ha dimostrato subito, annunciando che “la Brexit sarà un successo”.
La signora May, 59 anni, ministro dell’Interno, ha superato la sfida di un’altra donna e ministro, Andrea Leadsom, travolta da una sua infelice battuta sul fatto che l’antagonista non fosse mamma di figli. Dunque, una nuova Thatcher a Downing Street, ventisei anni dopo?
Certo è che l’Occidente è in piena svolta politica, e forse non lo sa. Il Paese più forte d’Europa, la Germania, è da tempo nelle mani di Angela Merkel. Nella nazione più influente del mondo, gli Stati Uniti, Hillary Clinton corre in prima fila per la Casa Bianca. Se lo sguardo si volge all’economia, impossibile non ricordare il Fondo monetario internazionale diretto dalla francese Christine Lagarde dal 2011. Investimenti e scienza: il Cern di Ginevra, che è il più grande laboratorio di fisica delle particelle dell’universo, da quest’anno è guidato dall’italiana Fabiola Gianotti. Persino nella politica nostrana, per antica tradizione dominio esclusivo degli uomini (nessuna donna è mai salita alle presidenze della Repubblica, del Consiglio, del Senato e della Corte Costituzionale in settant’anni), qualcosa si muove. Al vertice del Campidoglio ora c’è Virginia Raggi, sindaco di Torino è stata eletta Chiara Appendino, Laura Boldrini presiede Montecitorio.
Il cambiamento in rosa è incisivo proprio perché sta perdendo il suo carattere di pur comprensibile rivalsa rispetto al maschio-padrone d’ogni potere. Theresa May è stata scelta perché brava, non perché donna. Come brave appaiono tutte, da Angela a Hillary, da Christine a Fabiola. Mentre destra e sinistra perdono le loro bussole in tutta Europa all’avanzare del populismo, la forza tranquilla delle donne in ascesa sembra il nuovo punto di riferimento. Signore non più prigioniere delle ideologie e con una vita importante anche nel privato, perché non è vero che “tutto è politica”.
Sarà la rivoluzione più silenziosa, ma potente dei prossimi anni.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi