L’importanza di chiamarsi Draghi (con la garanzia del bis di Mattarella al Quirinale)

Mattarella non ha ancora giurato né tenuto alla Camera il discorso d’insediamento rivolto alla Nazione e previsto per domani. Eppure, gli effetti della riconfermata stabilità già si vedono.

Rassicurato dal bis di Mattarella al Quirinale, Draghi ha subito rimesso il Pnrr in primo piano, dando appena 48 ore di tempo ai ministri del suo governo per fare il punto sui 45 obiettivi da realizzare, così da ottenere gli altri 24,1 miliardi di fondi europei entro il 30 giugno.

Poi ha preso il telefono e parlato con Putin dell’Ucraina, la crisi più grave alle porte dell’Europa, strappando due impegni da parte di Mosca: costruire un clima di fiducia per risolvere lo scontro in atto e “continuare a sostenere stabili forniture di gas all’Italia”, secondo le parole attribuite al Cremlino.

Certo, c’è l’importanza di chiamarsi Draghi in questa doppia azione di spinta economica all’interno e di mossa diplomatica all’estero in sintonia con Macron, a conferma di quanto l’Italia si stia assestando alla guida della politica europea accanto a Francia e Germania.

Ma se Draghi può alzare la voce in casa o nel mondo, è anche perché ha le spalle istituzionali ben coperte da Mattarella. Mentre si rivela ai minimi, secondo i sondaggi, la fiducia degli italiani nei partiti dopo lo spettacolo che i loro leader hanno dato nei giorni del voto per il Colle, si riafferma il tandem Mattarella-Draghi. Proprio nell’anno che si presenta come il più difficile per consolidare la ripresa del Paese.

E già si anticipa che al tema della responsabilità Mattarella dedicherà il senso del suo intervento.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi