Il Def del governo tra incognite, promesse e soprattutto risorse da trovare

Sarà il lunedì per il futuro, il “monday for future” del governo, per parafrasare le mobilitazioni in piazza per un mondo migliore.

Anche il Conte 2 domani si gioca, a Palazzo Chigi, i suoi sogni per un’Italia migliore con la prova generale del Def. In ballo la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza che il Consiglio dei ministri dovrà approvare per indicare quali e quanti dei molti e spesso contraddittori propositi annunciati, diventeranno il concreto indirizzo della manovra. Manovra che dovrà poi essere sottoposta al giudizio -non più inflessibile, ma pur sempre severo- di Bruxelles.

Arrivato, dunque, al suo primo e vero “esame” da quando s’è insediato, l’esecutivo potrà godere di un beneficio: il contesto europeo favorevole e un differenziale tra Btp e Bund che da tempo non risultava così basso. E’ un quadro anche psicologico che dovrebbe spingere la maggioranza verso scelte coraggiose e incisive per rilanciare produzione, esportazioni e lavoro. Un segnale forte e nuovo per dare fiducia al Paese oppure l’esecutivo si limiterà a non scontentare le esigenze diverse delle almeno quattro formazioni politiche che ne rappresentano il fragile equilibrio al Senato?

Vigilia di grandi scelte e troppe dichiarazioni che disorientano sull’effettiva impalcatura della legge di bilancio in arrivo.

Si va dalla “svolta verde” promessa dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, all’aumento degli stipendi evocato dal segretario del Pd, Nicola Zingaretti, con la riduzione delle tasse sul lavoro. Si punta a un piano anti-evasione (incentivando l’uso del bancomat e delle carte a discapito del contante) e si prospettano investimenti, naturalmente “verdi”, di 50 miliardi nei prossimi quindici anni.

Sullo sfondo il balletto di annunci e smentite: l’Iva non aumenterà, ma forse si ritoccheranno le aliquote. Le merendine e l’uso dei contanti saranno tassati, anzi, no. Un’imposta ecologica sui voli? Chissà.

La tendenza alla tassazione di tutte queste uscite alla rinfusa, secondo la miglior tradizione dei governi senza eccezione prima delle loro decisioni importanti, fa intanto infuriare l’opposizione di centro-destra, che attende il Def al varco per poter dire: ecco la conferma di quanto la maggioranza giallorossa sia lontana dalle richieste degli italiani e non in sintonia col voto più volte espresso dai cittadini.

Tra rebus da decifrare e risorse da trovare, domani è un altro giorno.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi