E Sergio Mattarella ha dato i quattro giorni (ai partiti)

“Decisioni chiare in tempi brevi”. Con un intervento a sua volta chiaro e di poche, ma incisive parole, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha dato quattro giorni a tutte le forze politiche per vedere se, e con quale programma, potrà nascere un nuovo governo dopo la crisi dell’esecutivo-Conte. Già martedì prossimo ricomincerà il secondo e definitivo giro di consultazioni al Quirinale per constatare se un nuovo accordo è stato trovato, e quale, e fra chi. Perché con quel rigore istituzionale che tutti i partiti gli riconoscono, il capo dello Stato s’è ben guardato dall’indicare preferenze per questa o quella coalizione. L’importante è che, chi si candida ad andare (o a restare) a Palazzo Chigi, dimostri al presidente non solo di avere i numeri per ottenere la necessaria fiducia in Parlamento, ma gli sottoponga anche un serio percorso sulle cose da fare per dare stabilità all’Italia. Non, dunque, astuzie politiche per rimandare l’altrimenti inevitabile voto anticipato, bensì un impegno onesto e duraturo per governare il Paese e affrontare le priorità dell’economia.

Mattarella mette così alla prova le due novità della giornata: il decalogo che Luigi Di Maio ha dettato per chi volesse condividere la responsabilità di una maggioranza coi Cinquestelle, e i cinque (o tre) punti che il Pd ha posto come condizione per un esecutivo con gli ex nemici pentastellati.

Ma con il suo monito il presidente della Repubblica mette con le spalle al muro anche la Lega di Matteo Salvini che, dopo aver aperto la crisi e invocato le elezioni anticipate, ora sarebbe disponibile a un bis coi Cinquestelle, perché i loro “no” a tutto- ha detto Salvini per spiegare la retromarcia– si sarebbero trasformati in tanti “sì”. Naturalmente, l’invito alla chiarezza vale pure per Fratelli d’Italia e Forza Italia, che richiedono il voto, ma in subordine un governo di centro-destra in questa legislatura.

Che i giochi siano aperti, lo conferma proprio il decalogo pentastellato, con indicazioni di programma che potrebbero essere in buona parte sostenute sia dalla Lega che dal Pd. Anche se il primo punto sulla riduzione dei parlamentari e quelli sulla lotta all’immigrazione clandestina e sull’autonomia appaiono lontani dalla politica rivendicata dal Pd.

Ma in quattro giorni di trattative da destra e da sinistra coi Cinquestelle, tutto può accadere. Ciò che di sicuro non accadrà, è che Mattarella avalli tentativi di dar vita o far rinascere governicchi purché siano. E questa garanzia di correttezza istituzionale è il miglior viatico che gli italiani possano avere, qualunque sarà l’esito della crisi più assurda di ferragosto.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi