E col Trentino-Alto Adige fanno quattro (regioni): le nuove responsabilità della Lega e dei suoi governatori al Nord

L’ultimo voto in Trentino-Alto Adige indica che per la nuova Lega non più di lotta, ma di governo, una Lega sempre più identificata dai cittadini con la figura del leader e vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, non ci sono fortezze inespugnabili. Dopo lunghi anni di governi all’insegna di un autonomismo privilegiato e sempre orientato verso il centrosinistra, ora la Provincia di Trento passa al centro-destra a guida leghista: il sottosegretario alla Sanità, Maurizio Fugatti, ne è il nuovo governatore sull’onda di un forte consenso elettorale.

Anche a Bolzano, dove da settant’anni la Svp, partito di raccolta del voto di lingua tedesca, regna indisturbata sulla Provincia, scegliendo di volta in volta gli alleati di lingua italiana a suo piacimento, adesso   bisognerà fare i conti non più con il punito (dagli elettori) Pd, ma con i quattro consiglieri leghisti eletti al primo colpo e in solitaria, cioè senza l’alleanza col centro-destra riproposta, invece, a Trento. Nel capoluogo altoatesino la Lega di Salvini è diventata il primo partito.

Ampliando l’orizzonte geografico e tirando le somme politiche, dal Brennero in giù la Lega ormai governa dal Friuli-Venezia Giulia al Veneto, alla Lombardia. Ma avere in mano il nord del nord, ossia amministrare territori dalla potente vocazione produttiva, non è solo una sfida a rinnovarsi per gli acciaccati oppositori politici o per i ridimensionati alleati, se vogliono davvero insidiare il leghismo popolare e non solo populista. E’ soprattutto un richiamo al senso di responsabilità per la Lega. Un dovere che vale due volte, perché essa governa sia a Roma, sia le Regioni tra le più dinamiche del Paese.

E allora il partito di Salvini e dei suoi governatori deve decidere se accompagnare e come la crescita industriale e creativa dell’Italia. Non, però, a parole, se poi l’asse vitale dei trasporti rallenta di continuo per il traffico delle perplesse dichiarazioni degli alleati a cinque stelle. Salvo il diabolico lapsus sull’inesistente tunnel del Brennero da parte del ministro Toninelli (si riferiva al valico di frontiera, ha spiegato).

Ma assecondare le potenzialità dell’Italia, mettersi dalla parte di chi, per intraprendere, innovare, esportare deve poter contare su un sistema di comunicazioni degno del mondo che cambia, non può più generare equivoci. Ora anche la Lega è al bivio del tunnel immaginario, ma necessario: deve scegliere se governare lo sviluppo o accontentarsi d’aver vinto le elezioni.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi