Dov’è “la parrocchia del Papa”

Non è difficile trovarla, e non solo perché sorge nel cuore dei Parioli, quartiere popolato e benestante di Roma. La Chiesa di San Roberto Bellarmino, conosciuta come “la parrocchia del Papa”, ha anche una caratteristica architettonica che la rende riconoscibile fra i luoghi di culto nella capitale: due alte torri campanarie di forma ottagonale che fiancheggiano una facciata edificata con mattoni a vista. Fu uno dei primi tentativi, promosso negli anni in cui venne innalzata, cioè gli anni Trenta, di semplificare l’architettura sacra romana con elementi di natura geometrica. Inaugurata nel 1933, da quarantacinque anni la chiesa è sede del titolo cardinalizio di San Roberto Bellarmino, un gesuita, cardinale e arcivescovo di Capua. Nato a Montepulciano nel 1542 da una ricca e numerosa famiglia toscana, Bellarmino era nipote di un Papa (Marcello II, ultimo pontefice ad aver utilizzato il proprio nome anche come nome papale). Fu teologo dell’Inquisizione, oltre che prolifico autore di scritti dogmatici e morali. “L’arte del ben morire” è la sua ultima e celebre opera. Bellarmino è considerato una delle maggiori figure della Controriforma. Prese parte al processo inquisitoriale di Giordano Bruno e Galileo. Da una decina d’anni la parrocchia che porta il suo nome ha cominciato a rivisitare e a studiare la vita del santo a cui è dedicata. Ha così riscoperto le sue doti di polemista nella parola e nello scritto, ma anche un tratto di sofferenza umana che nei secoli s’era perso o era stato trascurato. Nei primi anni da sacerdote Bellarmino patì dolorosissimi mal di testa, che non gli impedirono, tuttavia, di difendere le sue tesi “per tre giorni consecutivi di fronte a un pubblico letteralmente affascinato”, come si racconta nel sito della parrocchia che ne ricostruisce i principali momenti di vita. Fu professore al Collegio Romano, ma anche uomo di preghiera. La sua dotta erudizione non contrasta con un’opera semplice e divulgativa di Catechismo che ha lasciato, tramandata per molto tempo di generazione in generazione.

Pubblicato su Il Mio Papa