Denatalità, la madre di tutte le battaglie. Ma dalla manovra solo una mancia alle coppie che fanno figli

Dopo il danno, le briciole. E’ già polemica sull’emendamento alla legge di bilancio che ha previsto un fondo di appena cinquanta milioni nel prossimo biennio per risarcire le vittime dei reati finanziari, cioè i risparmiatori colpiti dalle crisi bancarie. Qualcosa -avvertono i consumatori del Codacons- che negli ultimi quindici anni s’aggira sui 44 miliardi di perdite per i cittadini coinvolti.

Ma per dare l’idea della beffarda sproporzione fra il male accertato e la grottesca cura proposta, si può citare anche l’Istat. Ha appena rilevato che il calo della natalità in Italia ha toccato livelli senza precedenti: meno centomila bambini nati negli ultimi otto anni. La media per donna è ormai di 1,34 figli a testa, tra le più basse al mondo. Per assicurare la continuità fra le generazioni -spiegano i demografi-, dovrebbe essere di almeno 2 figli per coppia.

A fronte del dato molto grave anche per le nefaste conseguenze che comporta, qual è la risposta della manovra all’esame del Senato? Il dimezzamento del pur definitivo bonus bebè. Passerà dai risibili ottanta euro al mese per l’anno entrante ai mortificanti quaranta per il 2019. Come se 480 euro all’anno potessero incoraggiare una coppia in difficoltà economica a far figli. La denatalità dovrebbe essere la madre, letteralmente, di tutte le battaglie politiche per i suoi risvolti economici, familiari e previdenziali. Per una certa e felice idea dell’Italia che invece fatica a farsi strada sotto il peso dell’interminabile crisi e all’ombra di una rete istituzionale del tutto insufficiente per consentire alle donne di lavorare in regime di parità e senza dover rinunciare ai figli. Invece siamo ancora all’abc nella catena di protezione sociale. Siamo alla cronica denuncia di mancanti o mal distribuiti asili-nido. Per non dire, in compenso, dei sessanta milioni di sgravi sulle prestazioni sanitarie, che sono solo una parziale abrogazione del super-ticket in un Paese destinato a invecchiare.

Ogni finanziaria deve fare i conti con l’alto debito pubblico, con gli obblighi europei, con il dovere di non tramandare ai figli gli sperperi consumati per troppi anni dal cinismo politico dei loro padri e nonni. Ma bisogna pur avere un’idea di futuro e fare lo sforzo massimo per realizzarla. Con la logica dell’aspirina nessuna legge di bilancio potrà sanare i mali d’Italia. Con l’elemosina ai risparmiatori e la mancia alle coppie non si va lontani. Neanche in campagna elettorale.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi