Da non credere: in Italia c’è chi protesta per non fare il vaccino. Ma nel mondo meno benestante protestano per poterlo fare

Lo spettro della quarta ondata s’aggira per l’Europa ed è subito restrizione. Da ieri l’Austria ha vietato ai non vaccinati di accedere a ristoranti e alberghi, agli impianti sportivi e culturali, perfino l’andare dal parrucchiere. L’esito della misura, che crea un confinamento di fatto per i No Vax, già si vede nelle code dei cittadini per immunizzarsi.

A Berlino si discute di introdurre il certificato verde “all’italiana”, cioè con obblighi, mentre l’Olanda ha esteso tale dovere e reintrodotto distanziamenti e mascherine. A Zermatt, in Svizzera, la polizia non s’è fatta pregare due volte per arrestare i titolari di un noto ristorante che platealmente si rifiutavano di rispettare le norme contro il virus. Di più. Hanno posto vistosi blocchi di cemento per sbarrare l’ingresso.

Paese che vai, severità che trovi. Dopo quasi due anni di sacrifici sanitari ed economici, nessuno è più disposto a dire che il Covid “è solo un raffreddore”, come accadeva all’inizio della sconosciuta pandemia. Ma soprattutto a rischiare che ristrette eppur rumorose minoranze No Vax, vanifichino la libera scelta di massa: più di 3 miliardi di persone nel mondo (il 40 per cento degli abitanti) hanno già il doppio vaccino. Senza che nessuno, se non la propria coscienza e la fiducia nella scienza e nelle istituzioni, l’abbia imposto. Chiudere le porte al virus per riaprire le frontiere, come fa l’America del Nord e del Sud, pronta ad accogliere gli stranieri vaccinati senza quarantena.

In modi diversi, ma all’unisono il mondo va nella direzione del rigore che proprio il nostro Paese ha inaugurato: primo in Europa ad aver subìto la tragedia del Coronavirus. Ma primo anche ad aver reagito con onore e disciplina, come dice la Costituzione: mobilitazione vaccinale, ampliato obbligo della carta verde, diffusa abitudine alle mascherine, al distanziamento, al lavarsi le mani.

Ora l’Italia s’appresta alla terza dose forse anche abbassando l’età.

Ma, al pari delle altre nazioni, per non rendere vano lo sforzo colossale (l’obiettivo del 90 per cento di vaccinati è lì), si pone la questione di come convincere gli anti-vaccino. Le ostentate manifestazioni No Green Pass “sono al limite dell’ingiustificabile, soprattutto quando sfociano nella violenza che qualche volta le hanno connotate”, ha detto Franco Locatelli, coordinatore del Comitato tecnico scientifico.

Altrove, nel mondo meno benestante, protestano per poterlo fare, il vaccino.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi