Meno male che doveva essere una giornata “simbolica”. La domenica del vaccino, indetta dall’Ue per dimostrare di non essere soltanto un’espressione geografica, e perciò con l’accordo dello stesso numero di 9.750 dosi per tutti i 27 Paesi, ha svelato l’europeismo che è in loro.
Come al solito, l’Italia ha accettato senza fiatare quanto stabilito per ogni nazione, facendosi però superare perfino da Malta: 10 mila dosi di vaccino in quell’isola con mezzo milione di abitanti, 120 volte meno degli italiani. Noi stesse dosi della Bulgaria (7 milioni di cittadini).
Al contrario, in vetta alla classifica dell’”io sono io” con quel che segue, ecco la Francia: doppia quantità di vaccini arrivati in confronto a noi. Ma soprattutto la Germania, che ha stravinto la graduatoria delle nazioni a cui tutto è permesso in faccia alle nazioni che devono solo rigare dritto. I tedeschi non soltanto hanno ricevuto 156 mila dosi per la “storica giornata”, ma hanno acquistato ulteriori 30 milioni di dosi in barba al piano europeo. Della serie: fra gli europei che si giurano fraterna amicizia, ci sono alcuni amici un po’ più fratelli degli altri.
Spirito tedesco, ma con astuzia latina. Per arrivare a 156 mila, la Germania ha moltiplicato la dose concordata (9.750) per i 16 Länder. Se l’Italia avesse usato lo stesso approccio da furbetti del quartierino, avrebbe dovuto ricevere 195 mila vaccini per le 20 Regioni. Violato financo il pudico criterio di tanti abitanti, tante dosi in proporzione.
La disparità di trattamento non è solo un’avvilente metafora: incide anche sulla rapidità con cui i Paesi usciranno dalla pandemia attraverso l’immunizzazione dei loro cittadini. Prima si mette al riparo la salute di più persone, meglio e con maggior forza riparte l’economia.
Merito dell’attivismo germanico e francese o demerito della passività italiana? Agli europei beffati l’ardua sentenza.
Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi