Comincia la difficile sfida per il Conte meno famoso (Giuseppe, il presidente del Consiglio appena incaricato)

Il Conte meno famoso, dunque Giuseppe e non l’Antonio che abbiamo conosciuto come già allenatore della Nazionale di calcio, entra in campo per dare un governo, il sessantacinquesimo, alla Repubblica. Con una procedura impeccabile che ha saputo coniugare i principi della Costituzione con la volontà espressa dagli italiani il 4 marzo, il presidente Mattarella ha incaricato questo giurista e professore finora sconosciuto ai più, ma non a Luigi Di Maio e Matteo Salvini che l’hanno prescelto, di preparare per poi sottoporre a lui la lista dei ministri, e al Parlamento il programma.

Le prime dichiarazioni del presidente del Consiglio per ora solo incaricato presentano novità nella tradizione. Nuovo è il richiamo tutt’altro che “tecnico”, bensì “politico” all’alleanza e al contratto penta-leghista quale bussola di riferimento. “Sarò l’avvocato difensore del popolo italiano”, ha detto, quasi a voler rivendicare un “interesse nazionale” da far valere ovunque, ma in particolare a Bruxelles. Perché sulla “confermata collocazione europea dell’Italia”, come ha precisato per sgomberare il terreno da possibili equivoci populisti, non si discute. Ecco la continuità ribadita, e non scontata, non solo con la politica estera da sempre, ma soprattutto con il destino europeo dell’Italia. Sono parole per rassicurare le istituzioni e gli elettori. Alle prime il cinquantaquattrenne docente pugliese garantisce un impegno in sintonia col Quirinale. E lo si potrà verificare presto coi nomi dei ministri: Mattarella non sarà certo un mero esecutore, esattamente come Conte lascia intendere di non volerlo diventare della coppia Di Maio/Salvini. Ai cittadini Conte offre di sé l’immagine di chi arriva al Quirinale in taxi e non parla in politichese. Incespica più volte nel leggere le sue prime e brevi intenzioni.

Restano le preoccupazioni dissimulate, ma non troppo a Bruxelles, per un esecutivo comunque di rottura rispetto al proverbiale europeismo dei precedenti. Restano i timori di Confindustria sulle parti del contratto -Tav, Ilva, pensioni, reddito di cittadinanza-, “dove non è chiaro come si recuperano le risorse”. Restano le critiche delle opposizioni, così come le polemiche sul suo curriculum. E poi l’attacco del grillino Di Battista a Mattarella (“non si opponga agli italiani”) prima che il presidente compisse l’inattaccabile scelta costituzionale. Ma per tutti la difficile sfida del Conte Giuseppe è appena cominciata.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi