Cervelli che fuggono: l’Università li forma al meglio, il sistema li deforma al peggio. Ribelliamoci alla corruzione, basta perdere la meglio gioventù

La riflessione è impietosa, ma inconfutabile: “C’è un grande collegamento, enorme, tra fuga di cervelli e corruzione”. Non sono le parole di uno dei tanti ragazzi in gamba costretti a scappare all’estero, perché privi di santi in paradiso per trovare lavoro in Italia. Non è neppure il lamento di una delle molte ragazze in media perfino più brave dei maschi al momento degli studi e della laurea, e pure loro spinte a emigrare come i nostri nonni e bisnonni. Ma con un altro tipo di disperazione nell’animo: non più per la fame o la povertà di famiglie e territori, bensì per la chiusura di un sistema indifferente al merito altrui e insensibile al valore del curriculum. Posto che ancora oggi conta di più la telefonata del potente di turno, il favore richiesto dal e al politico, la segnalazione dell’amico giusto per il posto giusto.

A lanciare l’allarme sui giovani che se ne vanno disgustati, è Raffaele Cantone, proprio il presidente dell’Autorità nazionale nata per colpire la corruzione. Lui denuncia uno scandalo sottovalutato: stiamo perdendo le intelligenze della meglio gioventù. E da tempo, come se non bastasse, assistiamo al trasloco di giovani imprenditori altrove, dove burocrazia, fisco e opportunità di intraprendere non opprimono.

Intanto le pur bistrattate Scuola e Università d’Italia continuano a formare eccellenze. Ma quando gli studenti, per i quali istituzioni e famiglie hanno investito un mare di denaro, tirano le somme, e possono cominciare a restituire alla società quel che si sono guadagnati con sacrificio e talento, scatta la trappola. Scatta quell’approccio morale e materiale per cui il posto di lavoro non si conquista, ma si elemosina. E il diritto di chi ha le carte in regola, si trasforma in concessione elargita da qualcuno in cambio di qualcosa. E il dovere dello Stato di assicurare a tutti la possibilità di dimostrare ciò che hanno imparato negli studi, diventa il gioco dei furbetti e dei raccomandati a occupare posti in barba a concorsi, selezioni, esigenze vere e trasparenti. “Corruzione”, dice Cantone: difficile trovare un riassunto migliore. E poi, a conferma di quel che stiamo perdendo, non c’è un caso al mondo di “cervello” italiano fuggito che il mondo ci abbia restituito per conclamata incapacità. L’Università li forma al meglio, il sistema li deforma al peggio. Fuggono perché si ribellano. Ribelliamoci alla corruzione, allora, perché non fuggano più.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi