Autonomia differenziata, il richiamo di Mattarella sull’unità nazionale

Per partire col piede giusto, l’autonomia differenziata dev’essere anche un’autonomia equilibrata. E per mettere in pratica il principio della “leale collaborazione” fra Stato e Regioni, c’è un’opportunità unica: l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, vale a dire “il futuro dell’Italia oltre il 2026”.

Sono parole e soprattutto riflessioni del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, espresse al momento giusto -valorizzare già oggi il Piano di rilancio- nella sede giusta, il primo Festival delle Regioni a Monza.

Mattarella ha ricordato i “massicci finanziamenti” che l’Europa ha destinato all’Italia per accompagnarne la crescita e ridurre i divari fra Nord e Sud con le necessarie infrastrutture e all’insegna della cooperazione fra tutte le forze politiche e sociali.

Il Piano, dunque, diventa anche una sfida per il governo e per il Parlamento: dimostrare a Bruxelles che l’Italia sarà capace di onorare gli impegni che ha preso a ragion veduta.

Ma tale sfida non può prescindere dal ruolo delle Regioni e dei Comuni per uno “sviluppo omogeneo”, come Mattarella ha chiesto, sull’intera Penisola. Ecco perché ha esortato a sviluppare un’autonomia con la garanzia dei diritti civili e sociali da tutelare sempre nell’intero Paese, e con il dovere di intervenire in tempo per correggere diseguaglianze.

“Un principio di responsabilità nazionale espresso dai territori”, secondo la formula che il presidente ha utilizzato per sollecitare un indirizzo comune e unitario per le differenze regionali che arricchiscono la Nazione. L’esatto contrario delle rivendicazioni pregiudiziali, che troppo spesso hanno portano solo a conflitti fra le istituzioni della Repubblica.

Sarà, allora, il programma denominato Nuova Generazione d’Europa il vero banco di prova della grande collaborazione richiesta da Mattarella per le riforme e per gli investimenti. Siamo il Paese che ha maggiormente beneficiato di tale programma ed è arrivato il momento di metterlo in opera dopo gli obiettivi già delineati nel Piano di ripresa.

Autonomia, pertanto, significa assumersi nuove responsabilità senza lasciare indietro nessuno. Accanto al senso dello Stato ci vuole il buonsenso della solidarietà da parte delle Regioni, ciascuna secondo il proprio ambito e prerogative. Si chiama interesse nazionale.

Pubblicato su L’Arena di Verona, Il Giornale di Vicenza e Bresciaoggi